diumenge, 1 de novembre del 2015

Notícies

 


Es confirma un cop més que el problema no és (només) que el parlin uns pocs centenars de persones, sinó que la proporció de parlants és cada cop més baixa en una vall amb creixement demogràfic positiu.

  • Gairebé a l´altra punta de la Romània, pitjor encara la situació d´una altra variant amb poc més de 1000 parlants: l´Istriot.
D´aquesta llengua ja només parlada en dues o tres localitats Wikipedia diu: in fortissima regressione, è parlato principalmente dagli anziani e utilizzato e compreso sempre meno dai giovani.

Exagerat? segurament no, si tenim en compte aquesta anècdota que podíem llegir fa uns pocs dies: 
ha strappato un sorriso la risposta di un bambino alla domanda se a Rovigno i nonni parlino con loro il rovignese: "Tante volte lo parlano, e noi non capiamo niente"

http://lingvarium.org/maps/roman/istria2-150.gif 



 Es tracta d´un llibre molt car però el podem "fullejar" aquí. Dos tastets, per mostrar la riquesa lingüística que hi ha a la zona, per exemple als municipis més propers a Eslovènia:
  


 Com a curiositat, el petit municipi que hem marcat en els textos està agermanat amb un de més petit a Catalunya, Castellterçol, a la neonata comarca del Moianès


Aquí trobem els videos i els textos de les darreres emissions.  Una altra curiositat: qui escrivia aquests textos feia servir fins fa poc el grup nn- per representar el típic so velar genovès de la n, tal i com preconitza l´Acadèmia (virtual) de la llengua genovesa; ara, en canvi, fan servir la lletra ñ; es tracta d´una opció que trobem en alguns dels darrers articles de la wikipedia ligure i que té una certa tradició -i que defensa el conegut genovesista Andrea Acquarone-:

Chiña zu o numero di mòrti e di ferii, ma cresce quello di açidenti in scê stradde da çitæ Cala il numero dei morti e dei feriti, ma aumenta quello degli incidenti sulle strade urbane.(..) Peñe ciù due pe chi caxoña di açidenti pe corpa seu Pene più severe per chi causa colpevolmente incidenti   http://www.primocanale.it/notizie/zena-meno-m-rti-in-sc-stradde-ma-gh-ci-vittime-p-e-in-sce-doe-reue-162337.html 


   Edit. 9-11 Fa uns dies ens semblava intuir que hi havia moviments en la qüestió de la grafia del genovès i ara en tenim confirmació: un grup de genovesistes han debatut i consensuat uns canvis que ja s´estan posant en pràctica des de fa unes setmanes en els articles de la web PrimoCanale. 
 Un dels membres del grup de debat, l´Andrea Acquarone, va parlar sobre la gestació dels canvis en un article al diari secolo XIX. Pengem a sota el text original -més llarg que el publicat- que l´Andrea amablement ens ha fet arribar. Un proper article d´un altre dels components del grup, fins fa poc seguidor de la grafia de l´Acadèmia (virtual) de la llengua genovesa, explicarà quins són els canvis concrets que promouen, però l´Acadèmia ja els té "detectats" i no els aprova (vegeu el text final del post). 
  La qüestió de la grafia porta anys generant debat1 -a wikipedia per exemple- i esperem que en aquest tema no hi hagi guanyadors i perdedors o, millor dit, que tothom hi guanyi.

 Edit. 11-11: l´altre text que esmentem més amunt, el que parla dels canvis concrets, ja ha estat publicat en l´edició de paper del Secolo XIX. És obra del jove genovesista Stefano lusito i el pengem a continuació del de l´Andrea.

La scrittura del genovese: arriva la grafia standard

Caroggio” o “caruggio”? “Creusa” o “creuza”? Sebbene siano quasi otto secoli che si scrive in genovese, l’uniformità della sua resa grafica è sempre stata un’araba fenice. Dall’Anonimo, coevo di Dante, autore di rime civili e morali, passando per la prosa filosofico-religiosa del Trecento e gli scritti politici e amministrativi del Quattrocento; attraversando la riforma cinquecentesca del Foglietta, che aprì la strada alla grande stagione del barocco, e poi ancora con la revisione defranchiana del Settecento e con quella successiva di Martin Piaggio, la scrittura del genovese si è evoluta, ma non si è mai fissata.
E’ vero che a fine Ottocento, quando in zeneise uscivano romanzi e periodici – con ampia diffusione, fino a Buenos Aires – la grafia era più o meno uniforme, però quell’ultima “normalizzazione”, che solo la linguistica del Novecento ha saputo dare alla maggior parte delle lingue, per una ragione o per l’altra non è mai arrivata, pur non essendo mancate, anche in anni recenti, proposte più o meno equilibrate e autorevoli.
A questa situazione, dato che il genovese sta riacquistando spazio nei media e sembra destinato a entrare in altri campi della vita civile, hanno voluto rimediare alcuni esperti, che su invito del Secolo XIX hanno lavorato cinque mesi per raggiungere la sintesi di cui oggi diamo notizia. Un gruppo di cui hanno fatto parte, oltre al sottoscritto, Erica Autelli, dottoranda all’Università di Innsbruck con una tesi sulla grafia storica del genovese; Fabio Canessa, conduttore del telegiornale in genovese su Primocanale; il Prof. Daniele Caviglia, savonese, docente universitario e poeta in genovese; Alessandro Guasoni, tra le voci più significative della letteratura in zeneise; Stefano Lusito, giovane specializzando in Linguistica e conduttore di corsi di genovese; Anselmo Roveda, scrittore ed esperto di editoria per l'infanzia, nonché il Prof. Fiorenzo Toso, docente di linguistica a Sassari, specialista dell'area ligure.
Cinque mesi di riunioni talvolta molto accese, perché un conto è decidere come scrivere una parlata soltanto orale, dove si “inventa” una scrittura coerente su base italiana e il gioco è fatto, altra cosa è avere a che fare con una lingua forte di otto secoli di letteratura, che non si possono ignorare: è per questo, tanto per dire, che scriviamo “ponto” e non “puntu”.
Allora le dispute possono durare all’infinito: i catalani ad esempio, che fissarono le loro norme nel 1909, ci misero trent’anni di discussioni a morte. Da noi in questo senso è andata meglio. La speranza è che i risultati siano altrettanto duraturi, e che soprattutto siano utili a quel processo di recupero della lingua genovese da più parti auspicato, in linea con la tendenza generale della cultura europea.

  Andrea Acquarone

  La grafia: cosa cambia 

  L'opera di normalizzazione operata dal gruppo di lavoro promosso da Il Secolo XIX punta a razionalizzare e codificare l'esistente, senza eccessive modifiche: essa comporta alcune novità rispetto alla grafia utilizzata su Parlo Ciæo fino a domenica scorsa. Le passiamo brevemente in rassegna, in attesa che l’intero sistema venga illustrato nel dettaglio in una pubblicazione separata, dedicata a tutti coloro i quali vorranno cimentarsi nella scrittura del genovese.
In ossequio alla tradizione, si eviteranno le -z- intervocaliche per il suono della «s sonora» (cfr. italiano rosa) e si scriverà semplicemente -s- (corteisenasobesugoriso), salvo ragioni etimologiche (lezepezo). Quando si dovrà segnalare il suono della «s sorda» fra vocali (cfr. italiano sole), si apporrà a tale lettera un simbolo di lunghezza (fäsoimbösoingambâse,sentîse), ad eccezione delle parole composte (perdisepreseleçion).
Se da una parte sono stati eliminati numerosi accenti indicanti semplicemente la vocale tonica, si è deciso di segnare la lunghezza vocalica nei gruppi vocalici -ai- ed -ei- (utile a distinguere ad esempio äia ‘aria’ da aia ‘aveva’), davanti a -gn- e -sc- (vëgnosaviësci) e di distinguere graficamente le realizzazioni di -o- (tròppopöcodôçetto). Anche il sistema di utilizzo delle consonanti doppie (pronunciate scempie nella lingua parlata) è stato rivisto secondo criteri etimologici precisi e puntuali.
Una novità relativa è rappresentata dal recupero del carattere -ñ- per indicare il suono di «n velare» prevocalica (come in seiaña), stabilito per evitare l'abuso del trattino all'interno della parola e per semplificare, conformemente a un uso dotato in passato di un ampio seguito, la resa di questo suono caratteristico del genovese.
Tale sistema di scrittura è attualmente in uso nei due maggiori media regionali, e si propone come il modello a cui riferisi per gli usi scritti della lingua genovese.

Dott. Stefano Lusito



 Acabem amb la crítica de l´Acadèmia.


A grafîa in sciô Sècolo e in sce PrimmoCanale a l'à fæto in gròsso pàsso inderê. Écco cómme a l'é cangiâ bén bén in pêzo.
1. L'invençión da ñ: comme se peu védde chi, a ñ a l'é stæta adêuviâ solo da P.B.F. (1873) e da P.A.F. Gazzo (1909), sàiva a dî inte doî lìbbri davéi pöco conosciûi.
2. L'ûzo da "s" pò-u són [z]: gran confuxón!
3. L'ûzo da "u", in càngio da "o" inti ditónghi, sàiva a dî pò-u són [w].
4. Consonànte dógge abrétio: perché scrîve "straddale" con dôe "d" ò "padiggion" con dôe "g"?.
5. Paròlle inventæ: æguäio (acquario), bànso (bilancio)


 1.- És sabut que en moltes llengües minoritzades la qüestió de la grafia i, de manera més àmplia, la de la relació dialectes-estàndard, és de les més controvertides. Pel que fa al piemontès, per exemple, el blogger Gianni Davico (pot ser que sigui l´únic blogaire que escriu en piemontès?) en va parlar fa poc aquí; i n´havia parlat, fa una mica més de temps aquí o aquí.


2 comentaris:

  1. Voldria saber on és pot trobar aquest libre ( adreça), quin és l'import.e si i a una part dedicada al friülà occidental molt influençat pel Veneto.
    Soc de mare friulana (ciutat de Sesto al Reghena, provincia de Pordenone)

    Andreu SERRADELL
    F- Gascunya tolosana
    andre.serradell@orange.fr

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  2. Bon dia Andreu, moltes gràcies per llegir el blog i per escriure.

    com que en un altre missatge ja havies explicat les teves arrels, mentre escrivia aquest post ja vaig pensar que el llibre et podia interessar...

    ...però és un llibre de l´editorial de Gruyter, que sempre posa preus alts -aquest 200 euros-; mira a l´enllaç que he posat (http://www.degruyter.com/view/product/204785). La cosa bona és que si vas a la pestanya Read content no només pots veure l´índex sinó que pots comprar capítols individuals -molt més econòmic és clar-

    També aconsello que el fullegis a google books i decideixis. Pots fer-hi cerques; he posat el nom de Sesto al cercador (el trobes a l´esquerra) i només apareix citat un cop, però si poses “concordiese” hi ha 16 aparicions del mot.

    Per acabar t´enganxo una frase d´un parlant; la vaig posar en un altre blog fa un temps; esperem que la situació hagi millorat des d´aleshores:

       Io sono uno dei pochi che sappiano ancora esprimersi in friulano concordiese, parlato da tutti fino a pochi decenni fa nell'estremo sud ovest del Friuli e nel nordest della provincia di Venezia, molto vicino a quello usato da Pasolini, per intenderci. Poco studiato e un po' snobbato dagli studiosi, tutti concentrati a Udine,(lo chiamano con disprezzo furlan meneghel) è soppiantato dal... veneto, giudicato più "smart" e, naturalmente, dall'italiano.

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